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1964 Corriere Valsesiano

Il suggestivo “eremo” del pittore Lino Tosi

Il “soggetto” del documentario vincitore del concorso recentemente espletato dal Cine Club varallese – i cui films migliori saranno presentati nuovamente al pubblico questa sera, venerdì, al Teatro civico - , ha posto in evidenza quanto il pittore Lino Tosi ha saputo realizzare nell’antico campo accanto alla chiesetta di San Pietro, da lui acquistato, in una sistemazione veramente indovinata, per la sua evidente aderenza alla situazione del passato e per quel carattere di eremo sereno particolarmente adatto per definirsi un’oasi, ove il pittore svolge la sua attività.

E’ tradizione che il luogo fosse abitato, nell’antichità, da alcuni frati posti all’imbocco della valle per vigilare che non avvenissero sconfinamenti di masse eretiche e, nel frattempo, che non avvenissero neppure infiltrazioni; gli austeri difensori dell’integrità della fede abitavano, appunto, nei pressi della chiesetta, ed alcune vestigia, oggi ricostruite, facevano pensare ai locali da loro occupati per la loro vita di preghiera e di custodia che si svolgeva nella tranquillità di un cenobio, il cui giardino doveva essere limitato secondo le linee che Lino Tosi ha tracciato basandosi su una interpretazione che non deve discostarsi molto dall’antica realtà.

Con una pazienza da autentico artista e con una conoscenza, ricca di buon gusto, dei tipici colonnati ad archi, caratteristici in molte costruzioni o recinzioni della vecchia Valsesia, ha cercato capitelli e colonne, sassi e materiale, rinnovando tutta la recinzione esterna, su due lati del giardino, così da creare una visione che ripropone tutto l’antico fastigio. Ha altresì predisposto, sui lati rimanenti, due gallerie luminose, di cui una adatta a studio, e l’altra, gremita di oggetti antichi disposti in una presentazione d’efficacia, come aggancio tra le camerette ricavate dalla vecchia costruzione, capaci di assicurare un’ospitalità all’artista, nel contesto di impressioni che si riallacciano alla spiritualità ed alla tranquillità di tutto l’ambiente.

Il giardino presenta, nella sua composizione dove la natura trionfa con una grande varietà di piante e di fiori, angoli nei quali Lino Tosi ha collocato alcune composizioni ricavate da vecchie latte abbandonate e da radici contorte, con spazi di verde dove troneggiano i suoi cavalletti e dove la sua ispirazione si fa pittura. Zampilli di acque cadono su vecchie fontane ed i primi abitatori del luogo sono ricordati da alcune figure dipinte sui muri esterni, con vasi ricavati da pietre del Mastellone e levigati dalle acque, disposti in modo da creare nel visitatore, l’impressione di una presenza protrattasi nei secoli ed ancora attuale, in un ricordo posto a sottolineare, nel futuro, l’origine e la destinazione di un angolo ancora oggi distaccato dall’esterno, ancora ricco di suggestioni.

Studio migliore, Lino Tosi, non poteva certo trovare, e del suo intuito, del suo sensibiliissimo senso estetico, sono indicazioni eloquienti gli arredi, l’accostamento di oggetto disparati che tendono a dimostrare la razionalità con la quale si predisponevano i vari accessori alla vita quotidiana, in una presentazione che non è statica, che ha determinato il progetto che si è andato poi realizzando.

Fanno corona, infine, numerosi tra i dipinti del pittore varallese, con temi che offrono la visione di sofferti sentimenti, quasi a sottolineare quanto incomba sempre sugli aspetti della vita la fatica, unitamente al tormento determinato dalle cattiverie e dagli altri fattori negativi che purtroppo si registrano nel mondo.

E’ certamente superfluo ripetere i motivi che fanno della pittura del Tosi un prodotto d’arte apprezzato e riconosciuto: basterebbero a questo proposito, le affermazioni e le critiche che ne hanno già messo in luce il valore; resta il fatto che, di fronte all’ambiente in cui esse si presentano, acquistano un significato ancora maggiore, anche perché i temi vanno insistendo, nella più recente produzione, su soggetti di ampio respiro. Basta osservare, ad esempio, la bella presentazione nel film di Fiorina per capire come la maturità dell’artista vada esprimendosi, pur nella sua pennellata nervosa, attraverso figure ed immagini di ricche tonalità.

C’è quindi da complimentarsi con Lino Tosi per l’”Eremo” che ha saputo far rivivere e rappresenta come giustamente è stato detto, una nuova testimonianza della continuità dell’applicazione artistica che sa cercare e trovare i suoi agganci con il passato, tanto ricco di storia e di risultati.

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