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Galleria d’Arte Cairola – Milano – Via della Spiga 30

Lino Tosi 30 gennaio – 10 febbraio 1957 di Cesare Balossini

V’è una terra in Piemonte, chiusa fra i monti, vigilata da un illustre santuario, dove l’amore della pittura fa parte del costume, dove anche il popolo minuto partecipa ai fatti dell’arte con un interesse spontaneo e profondo.

Questa terra è Varallo, dove in una casa a strapiompo sul fiume vive e lavora Lino Tosi, fino ad oggi noto solo a una piccola cerchia di conterranei e amici.

Subito prende chi l’avvicina un suo modo chiuso, testardo, di esser pittore, un impegno che diresti di operaio prima ancora che d’artista.

Egli potrebbe essere collo stesso animo tessitore dell’opificio vicino, taglialena nella foresta incombente anche fabbro, nella fucina poco discosta, a scandire l’antico silenzio a colpi di maglio.

Né la scuola, né l’accademia, né il sodalizio con altri artisti hanno potuto mutare in mite, schivo, silenzioso montanare della prima giovinezza; Tosi è ritornato al paese, come ci piace immaginare ritornasse Gaudenzio, carico di gloria, ma uomo vivo soltanto fra la sua gente, fra le quinte verdi del paesaggio nativo.

Chi lo conosce, comprende che per Lino Tosi la fedeltà alla sua terra fa parte della sua condizione d’uomo e d’artista, che la montagna non è per lui pretesto, o motivo, un soggetto liberamente scelto.

La montagna lo possiede, gli è congeniale, realtà drammatica e necessaria come per tutti coloro che vi sono nati.

A udire e a guardare Lino Tosi si comprende il suo modo di comprendere i tratti che egli stima essenziali, con un’enfasi aggressiva e commossa, tanto che sembra la misura naturale non gli basti, e gli verrebbe spontaneo di farla più grande del vero; in modo che egli ha di definire le cose che mette nei suoi quadri, palesa la volontà di estrarne il mistero o almeno il simbolo.

Divagazioni, letteratura? Forse, ma in quest’anima solitaria sensitiva ed indolita, che ancora a 35 non ha potuto, malgrado un’immensa fede, assicurarsi un poco di fama e di pane, questa letteratura che accompagna l’arte sua è un linguaggio sincero.

Questo hanno inteso i suoi amici, che l’hanno incoraggiato e sospinto alla prima grande prova e per questo gli sono vicini.

Cesare Balossini

 

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