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Corriere Valsesiano, 24 giugno 2005

Come un lampex di sessant’anni fa scaturito dalla mia memoria apprendendo la sua scomparsa:i giorni della liberazione,la piazza gremita,una detonazione,un incidente d arma,un morto steso sull’asfalto.E poi l arrivo di quella strana carrozzella trainata a mano che in quei duri tempi serviva da ambulanza evocando suggestioni medioevali e storie di monatti. E Lino Tosi che ordinava gli onori a un picchetto di partigiani sforzandosi di imprimere una nota di solennita’e di etichetta militare.Suo padre Giovanni,che veniva dai Prati di Cervarolo e aveva sposato Anna Baldi di Crevola,dopo avere lavorato come artigiano,gesti’le osterie di San Marco,del Monte Rosa e del ponte sul Mastallone.Lino Tosi nato nel 1921,era cresciuto nella fumosa atmosfera di quelle osterie popolate da un umanita’travagliata,da ubriachi e da miseria. Dure esperienze giovanili che lo segnarono per tutta la vita.Dopo le scuole elementari entro’ a 15 anni,nella scuola d’Incoraggiamento al Disegno di Varallo,avendo per compagni Battista Reffo,Cesare Zaquini,Remo Sassi e Giovanni Tosi di Carpignano. E’ qui il caso di ricordare uno degli episodi piu’brillanti della storia recente di questa famosa scuola.Nel 1933 rimase scoperta la direzione dell istituto e si procedette al relativo concorso.La Commissione fu composta da personaggi di grande rilievo della cultura e dell arte di quei tempi:arch.Angelo Crippa,Achille Casanova,direttore dell Accademia di Bologna,Sabatino Lopez,direttore dell Accademia di Brescia,Camillo Verno,presidente della societa’ d’Incoraggiamento di Varallo,Edoardo Robino,direttore dell Accademia Albertina di Torino.La scelta cadde su Paolo Manaresi di Bologna,un nome destinato a grande successo nel campo dell incisione.Sotto la guida di Paolo Manaresi,dello scultore Mazzoli e di Costantino Burla per la cultura generale.Lino Tosi frequento’quella scuola per cinque anni,dimostrandosi tra i piu promettenti della quarantina di allievi.Partecipo’ai Ludi Juveniles dell arte di quegli anni e fu seguito con attenzione da Paolo Manaresi,che lo ospito’ a casa sua a Bologna incorragiandolo a sostenere esami integrativi per poter entrare all’Accademia di Bologna.Chiaramente tutta la sua vita e la sua vicenda creativa furono improntate all’insegnamento di Manaresi,il grande incisore che Lino Tosi ricordava come <<dotato di un attitudine al disegno mostruosa>>.Un condizionamento che forse riguardo’ anche la sfera umana trattandosi di un personaggio che,come rivelo’ Paolo Bellini,aveva scritto<<Offrire qualcosa di noi a persone che amiamo e stimiamo e’ la cosa piu’ bella che possiamo desiderare>>. La fortuna non gli arrise:appena entrato in Accademia fu chiamato alle armi.A Mantova,nel 50’ Reggimento Fanteria,in Albania addetto al tribunale Militare di Tirana,allievo ufficiale a Centocelle ma in un corso interrotto dai fatti dell’8 settembre 1943.Per tornare a casa attraverso’ avventurose vicissitudini:in treno fino a Reggio Emilia,arrestato dai tedeschi,evaso rocambolescamente,notti in fuga all’addiaccio,travestito da alcuni contadini impietositi supero’ posti di blocco trainando un carretto di verdura,attraverso’ un canale a nuoto e camminando di notte riusci’ finalmente ad arrivare a Varallo. Inizio’la sua carriera da resistente aiutando Leo Colombo ad accompagnare prigionieri inglesi dalle miniere di Rimella fino a Ceppo Morelli,a Bannio Anzino,alla frontiera svizzera. La sua salute intanto continuava a risentire di tutte quelle vicissitudini.Ripresosi,entro’ a Rimella nelle file partigiane della brigata<<Strisciante Musati>>,di cui disegno’ lo stemma:un mitra con avvolto un serpente (1).

Durante una traversata da Cervatto a Rossa vide morire il suo caro amico Martin Valanga.Combatte’ alle piane di Serravalle accanto a Donatello De Paolis e a Ulisse Lozio,riuscendo a rientrare a Casa del Bosco.Sparatorie sulla Dorchetta di Rimella.Le battaglie di Romagnano e di Forno.Assalti sull’autostrada. Negli ultimi giorni dell’aprile 1945 fu tra i parlamentari partigiani che al quadrivio di quota 143 a Castellazzo Novarese trattarono la resa della colonna nazifascista trinceratasi nella tenuta Brustia,e termino’ a Milano la sua vita di combattente.Torno’ poi a Varallo e all’Accademia di Bologna attraversando un periodo difficile sia per le condizioni economiche che per la salute,che lo costrinse a ricoveri ospedalieri.Lamentava di non essere mai stato aiutato da nessuno.Aveva ricordi delusi dal mondo cattolico dell’oratorio di sottoriva e non dimenticava la miseria e la sofferenza dell’umanita’ che frequentava le osterie di suo padre. Fino ad allora non aveva avuto particolari orientamenti politici.Li ebbe invece nell’ambiente romagnolo per l aiuto offertogli dai contadini comunisti. Nuovamente a Bologna ,fu ancora nell’orbita di Manaresi,che in quegli anni vinse la cattedra di incisione che era stata di Giorgio Morandi. Attraverso’ anni molto duri godendo pero’ di forti contatti con il mondo artistico di allora.Su questa sua tristezza esistenziale,che lo accompagnera’ per tutta la vita,influi’ certamente anche il temperamento del maestro,che scriveva,come riporta Paolo Bellini : <<Ho da tempo una tristezza interiore dovuta ad una pesante depressione che,a periodi,e’ tanto pesante da sopportarla malamente>>. Manaresi  gli offri’,finita l’Accademia,il ruolo di suo assistente che preludeva all’ordinariato,ma Lino Tosi rinuncio’ per attaccamento a Varallo,dove ritorno’ e insegno’ nella scuola d’Incoraggiamento. Espose per la prima volta nel 1957 alla galleria Cairola di Milano ricevendo i complimenti di Casorati  e l incoraggiamento dell’arch.Angelo Crippa,raggiungendo quindi la notorieta’ e una notevole quotazione.Negli anni 60 aqiusto’ un terreno annesso alla cappelletta di San Pietro Martire sopra il ponte del Busso. Poco piu’ di un fazzoletto di terra cosparso di rovi.Fece emergere dagli intonaci antichi dipinti, e riaffiorava dal terreno colonne di pietra e capitelli,i resti di un piccolo chiostro. Continuo’ ad arricchire questa dimora con ritrovamenti e acquisti fino a farne un autentico gioiellino degno della copertina di una rivista d ‘arte. Sulla scia di Manaresi segui’ un orientamento verista insistendo su motivi scaturiti dalla sua ispirazione:gli alberi,i volti delle donne montanare e soprattutto le mani,mani che esprimevano lavoro,aiuto,preghiera e,sempre,dolore. Un uomo e un artista tormentato e solitario. Forse soprattutto per l’incapacita’(o impossibilita’) di coniugare lo slancio epico della sua immaginazione con i limiti della vita quotidiana.  Mi torna alla mente la scena del partigiano caduto sulla piazza di Varallo nei giorni della Liberazione.Come se quella lugubre carrozzella stesse ora portando via lui. E’ mancato davanti alla salma del caro fratello Aldo,morto accidentalmente,scomparendo insieme in un unico abbraccio. Nella tragedia rivestendo cosi’anche la propria morte di una dignita’ artistica.   

 

Enzo Barbano    

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1)  dal libro “Il paese in rosso e il nero” di Enzo Barbano – 1985 – Tipolitografia di Borgosesia:

Attilio Musati della nota famiglia di Valmaggia fu uno dei primi partigiani e venne ucciso a Varallo il 27 marzo 1944. Da lui prese il nome una delle più scelte Brigate di Moscatelli: la “strisciante Musati” composta prevalentemente di varallesi e comandata da Pierino Rastelli. Il labaro della strisciante Musati è sistemato nell’aula consiliare del municipio di Varallo. Strisciante era una parola nata un po’ per scherzo. Le formazioni partigiane perlopiù si chiamavano “volanti”: volante Loss, volante Osella, volante Osoppo, etc. Qualcuno un giorno disse: “ebbene se voi volate noi andremo a piedi, anzi strisceremo” e così la Brigata prese il nome di “Strisciante Musati”.

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