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Notizia oggi - 23 giugno 2005

 

Varallo, martedì l'addio ai fratelli Tosi ma Lino resterà tra i grandi dell'arte

E’ stato celebrato martedi’ a Varallo il funerale dei  fratelli Aldo e  Lino Tosi,morti lo scorso fine settimana a mezza giornata uno dall’altro.Aldo Tosi,79 anni,ha perso la vita nel pomeriggio di venerdi’,colpito da un malore mentre stava pescando lungo il Sesia.Il suo corpo è caduto nelle acque ed è stato trascinato a valle.Le squadre di soccorso lo hanno ritrovato solo nella notte.Il mattino seguente,saputa la tragica notizia,il fratello Lino ha voluto andare in visita nella camera mortuaria.Ma non ha retto all emozione,ed è stato stronato anche lui da una crisi cardiaca.Lino Tosi fu partigiano e noto pittore.Della sua vicenda artistica ecco un ricordo di Primo Di Vitto,storico nonche’ amico personale del defunto.

<<Non ce l’ha fatta a reagire alla morte del fratello Aldo,a lui molto affezionato,un compagno per varie ore della giornata.Le ore della vita normale,perché le altre ore,quelle della sua arte,della sua creativita’pittorica,preferiva trascorrerle appartato,in silenzio quasi religioso.E cosi’,dinanzi alla visione del fratello morto in quella grigia camera del camposanto varallese,Lino Tosi,pittore,scultore,sicuramente fra i piu’ bravi artisti del Novecento valse siano,se né andato anche lui,lasciando sgomenta,quasi attonita,la tanta gente che nella citta’ e in tutta la valle lo stimava profondamente.

Viene spontaneo,in questi momenti,col pensiero e con la ricerca,ripercorrere l’arte pittorica valsesiana del secolo scorso,costellata di molti bei nomi,alcuni dei quali assurti a fama nazionale ed anche oltre i confini.Tosi aveva fatto proprio una sua maniera innovativa,fatta di continua ricerca di una pittura che uscisse dagli schemi tradizionali ma che portasse sensazioni,profondita’ di pensiero,percezione immediata di amore,sofferenza attraverso immagini palpitanti,seppur fredde nel disegno e nel colore.Per tutto questo,lo si puo’ ben collocare fra i protagonisti dell’arte che ha solcato tormentati e vivaci decenni del secolo scorso nostrano.

Eccolo allora fra quelli piu’ noti,come Enrico Mazzola,Giulio Cesare Vinzio,Camillo Verno,Marco Calderini,o i meno noti come Cesare Scaglia,Guido Tirozzo,Eugenio Rappa,Giuseppe Braziano,Ermanno Zamboni,Franco Fizzotti e altri ancora,tutti protagonisti di una continuita’ o di una innovazione che risaltassero appieno.

Lino Tosi aveva cominciato presto a conoscere e farsi valere nel mondo della pittura e della scultura.Il Liceo Artistico e l’Accademia delle Belle Arti di Bologna l’avevano visto,negli anni giovanili,nei periodi sconvolgenti della meta’ del Novecento,intraprendente,geniale nella ricerca di una moderna tendenza dell’arte,di una nuova espressione e linguaggio che potessero liberarsi dai modi tradizionali.Suo maestro e amico era stato Giorgio Morandi,il che è tutto dire:da lui-mi diceva sempre ogni qualvolta andavo a trovarlo nel suo <<eremo>>,l’antico convento poco fuori Varallo – aveva imparato l’armonia dei colori,la linearita’delle forme che,seppure “informi”,davano subito una sensazione palpitante,viva,tale da scivolargli dentro e prenderlo per mano nel pensiero piu’ mediativo della vita d’oggigiorno.

Qualche mostra ed esposizione,sempre molto ammirate da appassionati e dalle critica nazionale,numerose vendite a collezionisti e galleristi e poi Lino Tosi si ritira,piano piano,dal mondo esteriore,dalle feste in suo onore,dalle presentazioni cioe’ delle sue opere,della sua creativita’ continua.

In seguito insegnera’ e dirigera’ la ottocentesca e prestigiosa scuola Barolo di Varallo,della quale usciranno parecchi bravi allievi,ma il suo mondo, per soffermarsi e lavorare,con accanto soltanto la sua inseparabile e silenziosa compagna Adriana,sara’ sempre piu’ racchiuso in quel piccolo antichissimo convento dedicato a San Pietro Martire dove,fra pietre tombali,piccoli loggiati,fonti battesimali,opere in legno ricostruite o da lui modellate,vasi d’ogni sorta, splendevano altresi’,quasi per miracolo,qualche pianta verdeggiante,grappoli d’uva,la frutta di stagione,e piccoli fiori per dare un aspetto fresco della vita.

In questa dimensione particolare Tosi ha vissuto decenni conservando nel linguaggio una sua filosofia acuta e romantica.E intanto le sue ampie spatolate,i suoi colori mai violenti hanno percorso un’infinita’di tele.Boschi,vallate,fiori dapprima,poi le figure tormentate,irreali,tese all’invocazione,alla disperazione,alla supplica quasi verso il Dio misericordioso,oppure chine nella ricerca di pace,di serenita’,di fratellanza,in un disegno sempre surreale,dove a volte alberi e rami sostituiscono l’uomo nell’immagine.

Neanche un malevolo ictus che l’aveva colpito qualche anno fa mortificandone la parte destra del corpo l’aveva indotto a desistere dal lavorare.Si era messo a dipingere con la mano sinistra e occorrera’ dire che la sua pittura non era piu’vigorosa,penetrante,densa di colore come prima,sicuramente aveva conservato l’intelligenza,la soavita’,il messaggio.

Recentemente,anche spronato da comuni amici,avevo cercato di convincerlo a fare una bella mostra retrospettiva a Varallo,sicuramente col patrocinio del Comune,ma lui mi aveva risposto,col silenzio,schivo,un po imbarazzato,quasi per non dispiacermi.  Lui,il Lino Tosi di un mondo particolare,avrebbe preferito,sapendo di avere molti amici lontani,continuare cosi’.

Noi tutti,estimatori,collezionisti,critici di maggior esteriorita’,l’avremmo preferito accondiscendente.L’ha spuntata lui,e forse,debbo ammettere,aveva pienamente ragione.L’arte,la sua arte,avrebbe continuato ad affermarsi,anche in futuro,su strade scorrevoli,con messaggi sempre attuali e significativi,scritti su nessun cartello pubblicitario che di volta in volta ci distoglie nella corsa quotidiana.

Primo Di Vitto

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