top of page

Corriere Valsesiano, 15 giugno 2008

Lino Tosi, il racconto di una vita

Il movimento culturale della terza età giunta al diciottesimo anno accademico nel ricco programma  <<Itinerari  di cultura di arte di storia di fede>>,propone spesso incontri per riscoprire la memoria di luoghi e di persone varallesi e valsesiani. Il geometra Aristide Torri, profondo conoscitore della citta e delle sue trasformazioni, giovedi 7 febbraio ha tratteggiato con mano sicura cuore commosso la figura dell amico pittore e scultore Lino Tosi,intitolando il suo intervento:<< Il racconto di una vita>>. Lino Tosi era nato a Varallo nel 1921 e fin da bambino dimostro’una non comune attitudine al disegno. I genitori gestivano un ‘osteria a cui tavoli sedevano veri e propri personaggi,che chiacchierando e bevendo facevano passare le ore che li separavano dalla notte,in cui esercitavano l’umile mestieri di << vuotatori di tampe>>,percorrendo con bonze altissime strade e vicoli per convergere al ponte sul Mastallone e riversare l’odoroso contenuto nel fiume. Lino frequento’ con profitto la scuola di disegno promossa dalla societa’ d’Incorraggiamento e nel 1935-36 con un bellissimo altorilievo,oggi conservato presso il salone di Palazzo d’Adda,vinse il concorso Dux e fu invitato a Roma; apprezzato da Paolo Manaresi,forse il miglior incisore italiano,che insegno’alla Scuola d’Arte di Bologna,nella cattedra che era stata di Giorgio Morandi,Lino fu invitato a Bologna dove conobbe i grandi artisti del suo tempo e frequento’ l’Accademia. Partecipo’ alla seconda guerra mondiale come ufficiale e nel 1943 entro’ nelle formazioni partigiane,diventando uno dei comandanti della Resistenza valsesiana. Alla fine della guerra Lino Tosi entro’ in crisi,sia dal punto di vista esistenziale che fisico; Manaresi lo richiamo’ a Bologna per fargli da assistente,ma egli dovette rinunciare e rientrare a Varallo. Nel 1947 insegno’ a Varallo e a Romagnano,ma anche quello non era il suo mondo:Lino Tosi era un Maestro,non un insegnante. Alla Scuola Barolo,in cui cultura e arte erano l’una il completamento dell’altra,intorno alla quale gravitavano alcuni tra i migliori artisti valsesiani:da Reffo a Sassi,a Farinone e Giroldi,Lino Tosi sfuggi’ al male di vivere,lui che era irruento per natura,seppe dominare il proprio carattere perche’ lo scolpire richiede lentezza e ricerca continua.Nel gruppo di artisti un sano spirito di emulazione invitava continuamente a progredire. Lino Tosi e’ stato un artista che si e’ cimentato con le tecniche piu disparate,funzionali all ‘espressione del suo animo e del  profondo disagio esistenziale di una generazione che aveva vissuto il dramma della seconda guerra mondiale e non si riconosceva nel nuovo mondo che si andava profilando.La casa del pittore attigua all’antica chiesa di San Pietro Martire,fu costruita pezzo per pezzo in stile eccletico:nell’opus incertum rifletteva l anima dell’artista e il suo gusto sicuro. Le immagini fatte scorrere e commentate con chiarezza e capacita’ di sintesi da Aristide Torri ,documentavano l’evolversi di una pittura che supero’ il modernariato,approdando a temi di carattere sociale,una pittura che riffleteva,pur nella sua tragicita’,la speranza in un avvenire fatto di confronto e di dialogo.La prima mostra milanese di Lino Tosi riscosse un  notevole successo di critica,ma resto’ l unica organizzata da questo pittore schivo,che si concentro’sulla progressiva semplificazione delle sue creazioni:le figure umane riempivano lo spazio e dialogavano le une con le altre in modo sempre piu’ serrato. All’evoluzione conoscitiva si affiancava quella tecnica:l’amore verso Tanzio da Varallo porto’ il pittore ad imitarne le lunghe pennellate di colore,cariche di espressivita’.Tosi ebbe sempre un rapporto difficile e tormentato con la religione,pur realizzando molte opere di carattere sacro,tra le quali e’ stata ricordata la cappella ai piedi della strada che conduce al Sacro Monte con al centro una Madonna di luce affiancata da San Carlo Borromeo e dal beato Bernardino Caimi. La figura di donna valsesiana con un bambino in braccio,richiesta all’artista alla fine degli anni Settanta,fu collocata in via Tonetti,dove si trova tuttora:dall’esame attento di alcuni particolari,sui quali il geometra Torri ha focalizzato l’attenzione,quali le mani  grandi e nodose che contrastano con il viso liscio dall’espressione severa,emerge tutto il tormentato mondo artistico di Lino Tosi. Negli anni novanta,dopo l’emiparesi che l’aveva colpito duramente,Tosi reagi’ imparando a usare la mano sinistra:nacquero quadri di pietra e di legno,duri,nodosi,specchio di come,era diventata la meta’ del suo corpo,Lino Tosi,colpito dalla tragica morte del fratello Aldo,mori’ nel giugno del 2005. Gli amici,coloro che lo conobbero e lo apprezzarono,oggi ne sentono acutamente la mancanza e si sono uniti per cercare di promuovere l’edizione di un libro con le sue opere.Il sindaco Gianluca Buonanno,sempre pronto a valorizzare gli artisti locali,si e’ mostrato interessato a questa iniziativa e pronto a sostenerla. Chiunque possedesse opere di Tosi e’ invitato a segnalarlo al geometra Torri o in biblioteca:ogni tassello sara’ utile per ricomporre il profilo di un artista che ha vissuto intensamente la realta’ valsesiana e l’ha drammaticamente interpretata.

Piera Mazzone

bottom of page